martedì 8 gennaio 2013




"Il male cos’è?”

Alla banalità di questa domanda spesso si risponde con altrettanta banalità: è il contrario del bene, è una parte dell’animo umano, è una costruzione morale, è una definizione teorica priva di fondamento empirico… Ma se si domanda “Il male dov’è?”, ecco allora che la mente subito si mette a cercarlo. Sta nell’egoismo impenitente, sta nella capacità tutta umana di uccidere il proprio simile per il proprio piacere, sta nelle ideologie che sopprimono i nemici, i diversi…

In realtà il male sta nella mente, talvolta è la mente, germina e può annidarsi ovunque dentro di noi. Il male è nell’amore, è nell’odio, è nel coraggio, è nella paura, e allo stesso tempo il male è amore, è odio, è coraggio, è paura. E ciò che diversifica il male, da ciò che male non è, appartiene unicamente allo scopo che esso persegue. Se tutto il resto persegue di volta in volta scopi diversi, il male tende unicamente alla propria affermazione contro quella di chiunque altro lo impedisca. Il male è, in una parola, sopraffazione. Il male sta, tutto quanto, nella sopraffazione. E l’amore non ne è indenne, neppure quello irrinunciabile, neppure il più grande, l’unico della vita.

Primus Acto ci parla di un simile amore e ci svela il Male, racconta di come sia facile caderne preda, e di come una volta caduti sia altrettanto facile finire per servirlo per non lasciarsi sopraffare.

Chi di voi ha fatto qualcosa di sbagliato, correndo dietro a ciò che credeva giusto, può capirlo. Chi invece non ha sbagliato mai, non ha alcun bisogno d’interessarsi al racconto di Ramon Ademar, protagonista di Primus Acto. Lui stesso, uomo dabbene, prima di conoscere Beatrice Lunãs mai avrebbe immaginato di raccontarci un giorno la storia della sua irrimediabile dannazione.






Nessun commento: